Tondo dunque è venuto beffardamente proprio a Gorizia a porre la pietra tombale sulla Sanità isontina, ed è significativo che lo abbia fatto davanti a un Romoli inerte. Il presidente della Regione lo ha detto in modo chiaro: i nostri ospedali saranno annessi all’Azienda ospedaliera triestina e ci sarà un’unica Azienda in regione per i servizi territoriali. L’unica provincia a non gestire i propri ospedali sarà la nostra.
Di fronte alla determinazione di Tondo sono vacue le recenti dichiarazioni di Romoli, secondo cui non è importante il numero di Aziende, purché sia garantita ai nostri ospedali l’autonomia organizzativa, amministrativa e finanziaria. È come dire che non conta se ci tagliano la testa, basta che ce la lascino portare dove vogliamo noi.
Già con l’Area vasta in versione Tondo abbiamo perso autonomia e Romoli non si è mai opposto. Con l’Azienda unica giuliano-isontina la direzione generale, il budget, le scelte sul personale e sulla collocazione dei servizi saranno in mano a Trieste, che quindi potrà decidere in ogni momento di accorpare i servizi nelle sedi ospedaliere triestine.
Tutto ciò è tanto più scandaloso se ricordiamo che Tondo si era fatto eleggere promettendo agli isontini di mantenere l’autonomia della nostra Azienda sanitaria.
Anche l’Azienda unica dei servizi territoriali non migliorerà il servizio per i cittadini. Un paziente dimesso dall’ospedale per essere seguito a domicilio dovrà passare in carico dall’Azienda ospedaliera a quella territoriale, moltiplicando la burocrazia e rendendo più difficile la continuità assistenziale.
Il sindaco di Gorizia uscente non ha mai convocato la Conferenza dei sindaci, da lui presieduta, per discutere della riforma proposta da Tondo, nonostante se ne parli ormai da mesi.
Da parte mia, se diventerò sindaco di Gorizia mi impegno a convocare la Conferenza dei sindaci isontini entro dieci giorni dalla mia elezione, in modo che il nostro territorio riacquisti la parola e non debba assistere muto al saccheggio di Tondo e dei suoi sodali.