I Piani per l’Eliminazione delle Barriere architettoniche(PEBA), normati nel 1986 con l’articolo 32, comma 21, della legge n. 41 e integrati con l’articolo 24, comma 9, della legge 104 del 1992 che ne ha esteso l’applicazione agli spazi urbani, rappresentano lo strumento per monitorare e superare le barriere architettoniche insistenti sul territorio. Secondo la normativa nazionale tutte le Amministrazioni pubbliche devono dotarsi di questi strumenti in relazione agli immobili di loro proprietà. Ma Gorizia è in ritardo, come ha sottolineato la consigliera comunale Adriana Fasiolo con un’interrogazione in Consiglio comunale: “Questa amministrazione avrebbe dovuto emanare il PEBA con lo scopo di rilevare e classificare tutte le barriere architettoniche presenti in una determinata area che possono riguardare edifici pubblici o porzioni di spazi pubblici urbani (strade, piazze, parchi, giardini, elementi arredo urbano), riguardando non solo le barriere fisiche, ma anche quelle senso percettive. Lo scopo dell’elaborazione del PEBA è di superare un approccio frammentario ed episodico dei progetti, attraverso la predisposizione di un piano metodologico e programmatico per migliorare in modo sistematico l’accessibilità delle persone disabili”.
“Il Comune deve provvedere quanto prima alla sua stesura, posto che con l’omissione di detta applicazione normativa si potrebbe ravvisare una delle forme di discriminazione ex art 2 della legge n°67 /2006”