Roberto Collini: andiamo a riprendere il futuro. L’intervista a Gorizia Europa

La tua candidatura ha suscitata diverse reazioni. Gli attacchi sono arrivati da più parti. Può essere un segnale della “pericolosità” della tua candidatura che non fa dormire sonni tranquilli agli altri candidati?

Che gli altri siano irrequieti lo si è visto fin dall’annuncio della disponibilità a mettermi al servizio della nostra comunità. Mi hanno attaccato da destra e da sinistra senza conoscere la mia storia personale e professionale. Ma mi sono anche divertito a ironizzare sulla loro pochezza quando hanno tentato di usare l’arma della “ non verità” e, in qualche caso, ho reagito ravvisando una certa incompatibilità tra l’intelligenza e il loro modo di agire. Accetto le critiche, non le falsità.

Unificare il centro sinistra è stata la linea strategica da te messa in campo. Solo così si può battere il centro destra che si è compattato attorno al suo candidato unico. Tra l’altro designato da tre esponenti a Trieste. E’ cresciuta la consapevolezza che un centro sinistra frammentato non va da nessuna parte. Gli accordi invece con tanta parte della Gorizia democratica di centro e di sinistra sono stati passi davvero importanti.

Ritengo indispensabile l’unità del centrosinistra. Ed è per questo che, lavorando ad un reale progetto civico, ci siamo imposti una road map che da una parte ci portasse a dialogare con una grande forza democratica e progressista come il PD e, dall’altra, ci conducesse ad un confronto-incontro con altre forme di civismo come 100 Sogni, Gorizia è tua e aggregando poi in un continuo lavorio di sintesi dei programmi anche la Slovenska Skupnost e i Cittadini. Oltre alla mia lista “Percorsi Goriziani”. Insomma noi abbiamo aperto un cantiere e abbiamo costruito, giorno dopo giorno, la nostra proposta. Il centrodestra, con un annuncio a sorpresa a Trieste, ha invece paracadutato su Gorizia il suo candidato.

Dieci anni di centro destra hanno assopito la città. Certo non è colpa di Romoli la crisi di questi anni. Ma una conduzione soporifera della città ha contribuito, eccome!

La crisi goriziana parte da lontano e cioè dagli inizi degli anni Novanta e non possiamo dire che avesse colto tutti di sorpresa. Ai segnali di profondi mutamenti alcuni hanno risposto “chiudendo bottega”, nel senso che hanno rinunciato alla loro attività non volendo adeguarsi a nuove regole ed esigenze di mercato; altri non hanno saputo “rinnovarsi”, altri ancora hanno continuato come se niente fosse convinti che la crisi avrebbe colpito il “compagno di banco”. Ecco sotto questo profilo è mancata in parte, da allora in poi (esclusa la parentesi Brancati), una guida più incisiva della Città.

Che fare per Gorizia, per invertire il lento declino? Nel tuo programma hai parlato di “visione” di Gorizia quale “città della convivenza….”

La città mi pare scorrere su un piano inclinato. In maniera inesorabile si addentra, giorno dopo giorno , in un lento declino. Abbiamo il dovere di invertire questa pluriennale tendenza immaginando una città della cooperazione e della convivenza, dei giovani e degli anziani, della cultura e del turismo,  del sapere e dell’innovazione , della tutela ambientale e dello sviluppo, ma soprattutto della solidarietà.

E poi, sempre nel tuo programma, parli di “missione” di Gorizia come principale luogo europeo dove si mettono in pratica “percorsi di integrazione tra territori” .

Questa è una scelta obbligata. Gorizia deve uscire dal guscio nel quale si è rinchiusa un po’ per timore di raccogliere le nuove sfide della storia un po’ perché convinta che l’auto conservazione avrebbe consentito di tutelare diversi interessi. Ma tutti particolari. Quello generale, invece, le affida una funzione di guida tutta da esplicitare all’interno dell’UTI e il recupero dell’antico ruolo di “città ponte” da esercitare nei confronti di Nova Gorica e Sempeter-Vrtojba per dare effettivamente luogo alla “città europea” avendo come strumento di dialogo il GECT, ma non solo.

Ma poi occorre anche sintetizzare il tutto: insomma quale ruolo, quale utilità, a chi e a che cosa serve la città. Gorizia con le proprie forze da sola è in grado di farcela? Oppure occorre un nuovo Ritter, un cavaliere bianco che venga da fuori, che individui un nuovo sviluppo?

La città serve per erogare servizi, favorire la formazione-istruzione ed essere perno di una serie di infrastrutture. Perché senza questi tre elementi, integrati fra loro, la classificazione di “area depressa” è dietro all’angolo.

Sulla presenza in città dei richiedenti asilo il centro destra punta a vincere. Non fare niente al riguardo e farli camminare avanti e indietro per la città porterà un sacco di voti alla destra. Senza fare neanche campagna elettorale. Cosa deve fare il centro sinistra al riguardo?

La “politica dello struzzo”, cioè la scelta di non gestire questa situazione da parte dell’amministrazione comunale, ha tramutato i richiedenti asilo in soggetti su cui speculare in materia di sicurezza. E mi meraviglio che ancora non siano comparse le  “ronde padane” per offrire ai goriziani un’immagine rassicurante di fronte al fenomeno prodotto da quelli che gironzolano e presidiano i punti più frequentati della città. Spero che le recenti iniziative in materia del governo (riduzione dei tempi per l’esame delle richieste di asilo e abolizione dei ricorsi ) possano ridimensionare l’impatto anche visivo di questa situazione che, comunque, andrebbe gestita e non subdolamente subita.

Uno dei nodi è la risalita al castello, opera incompiuta che deturpa il colle. Finora sono stati spesi 4 milioni di euro. Ne servono altri 2 più le spese di gestione di un impianto con tre ascensori, finora da nessuno quantificate ma che qualcuno, il Comune? dovrà pur pagare. Che fare? Non sarebbe più economico modificare con un intervento minimo l’attuale struttura e trasformarla in una risalita a piedi? o qualcosa di simile?

Ci sono diverse correnti di pensiero al riguardo e la scelta più opportuna -completare l’opera secondo il progetto originario, trasformarla in una sorta di scala mobile, fermarsi e chiudere cantiere e baracca (ammesso sia possibile senza versare altre “lacrime” ed atro “sangue”) – la debbono fare i tecnici. Mi meraviglia soltanto che un’amministrazione che ha il pallino dei numeri non sia in grado di dirci quanto costerà alla fine a tutti noi un giro di giostra. Al momento attuale la Giunta parla di 6 milioni per le opere (di cui due ancora da spendere) ma non sa assolutamente nulla di quanto saranno i costi di gestione per farla funzionare.

Due o tre cose da fare subito con un nuovo Consiglio comunale con Collini sindaco.

I contenuti li decideremo tutti insieme quando avremo definito in modo più dettagliato il programma di coalizione indicando, ovviamente, le priorità. Ma ne riparliamo documento alla mano anche perché fra pochi giorni tutte le liste si metteranno attorno ad una tavolo per definire progetti e proposte e stabilire le priorità programmatiche della nuova, speriamo nostra, giunta.

E per finire uno slogan, una frase, che in qualche modo indichi perché i goriziani dovrebbero scegliere Roberto Collini come Sindaco.

In una delle prime interviste ho detto che la nostra è una proposta “per andarci a riprendere il futuro” perché ritengo che Gorizia abbia bisogno vitale di pensare al futuro. Il guardare all’indietro lo fanno in tanti anche troppi a Gorizia. Dobbiamo smettere di andare alla ricerca del tempo che fu, ad un “glorioso” passato, magari alla “vecchia contea”, insomma a quella dimensione territoriale che non c’è più. Ecco perché abbiamo proposto quello slogan “per andarci a riprendere il futuro”. Ma posso anticipare che non dovremo fare sconti ad alcuno e che avremo ill coraggio delle scelte. Dobbiamo uscire completamente da quella posizione di subalternità in cui ci hanno cacciato nei confronti dei vari governi regionali che si sono alternati dagli anni Novanta in poi. Dobbiamo andare alla ricerca costante della qualità e della trasparenza in ogni azione e alla necessità di “mettere in sicurezza” la città e il suo territorio.

[intervista tratta da GoriziaEuropa 02/2017]

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