Fasiolo: Centro di viticoltura di Gorizia valorizzato dal Ministero

Il Centro di viticoltura ed enologia di Gorizia è stato individuato quale polo di aggregazione delle competenze necessarie per lo sviluppo della filiera vitivinicola, cardine della produzione del mercato interno, ma anche dell’export italiano nel mondo. Lo rende noto la senatrice PD Laura Fasiolo a seguito della risposta ricevuto dal Ministro delle Politiche agricole a seguito di un’interrogazione presentata dalla senatrice.

Nell’interrogazione la senatrice del Partito Democratico chiedeva le prospettive del CREA di Gorizia ( Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e per l’Economia Agraria). Il CREA, il nuovo Ente protagonista di un salto di qualità per la ricerca agricola ed alimentare, è costituito dalle iniziali 18 alle attuali 12 sedi in Italia. La senatrice Fasiolo esprimeva infatti la richiesta di dare nuove competenze alla sede regionale di Via Trieste a Gorizia, centro di importanza unica, per quanto poco conosciuto e poco valorizzata anche dal mondo agricolo. La risposta illustrata in Commissione Agricoltura dal Viceministro è stata molto esauriente e l’intento di valorizzare la sede come luogo privilegiato a livello nazionale per la ricerca sulla vitivinicoltura è stata una soddisfazione considerato il livello qualitativo dei nostri ricercatori e dei nostri tecnici, ha affermato Laura Fasiolo.
Scrive infatti la risposta del MIPAAF:

…il processo di riorganizzazione del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA), avviato dalla gestione commissariale fin dall’inizio del 2015, ha avuto come scopo un migliore coordinamento tra le strutture di ricerca dell’Ente superando, laddove possibile, la spiccata frammentazione preesistente. In tal senso, tra i 12 Centri di ricerca del CREA (consolidamento degli attuali 18 Centri e 32 Unità), il Centro di viticoltura ed enologia è stato individuato quale polo di aggregazione delle competenze necessarie per lo sviluppo della filiera vitivinicola, cardine, non solo, della produzione destinata al mercato interno, ma anche dell’export italiano nel mondo.

Un “centro di ricerca avanzata, in grado di realizzare impatti positivi significativi sulle attività produttive, sull’ambiente e sulla Società” richiede aggregazioni di competenze multidisciplinari. “Non va poi sottaciuto che i possibili investimenti in infrastrutture d’avanguardia, “prosegue la risposta, “per il livello di risorse necessarie per la loro acquisizione e manutenzione e per le competenze che richiede il loro impiego, non possono essere replicate in un ampio numero di sedi.” Alla luce di tali considerazioni, l’aggregazione dell’attuale “gruppo di ricerca” di Gorizia (fino ad ora afferente al Centro per lo studio delle relazioni tra pianta e suolo di Roma) al Centro di viticoltura ed enologia, consentirà di integrare le significative competenze maturate dai ricercatori che vi operano, all’interno di un settore che, oltre per il rilievo economico, rappresenta una porzione cospicua del territorio agrario italiano, ovvero circa 630.000 ettari. Non va poi dimenticato che una conduzione sempre più ispirata a criteri agroecologici e alla massimizzazione dei servizi ecosistemici avrà ricadute positive di ampia portata. In tal senso, il paventato rischio di dispersione dell’esperienza maturata, del sapere acquisito e della rete di relazioni internazionali costruita dai ricercatori del “gruppo di ricerca” di Gorizia, si tramuta semmai in una loro valorizzazione: essi apporteranno al Centro di viticoltura ed enologia competenze di grande rilievo, complementari a quelle degli attuali due Centri di ricerca (Viticoltura di Conegliano ed Enologia di Asti) e tre Unità di ricerca (Arezzo, Velletri RM e Turi BA) che, insieme, lo costituiranno.
Tali competenze troveranno pertanto ampio spazio per sinergie positive a vantaggio della filiera ma anche della crescita professionale degli stessi ricercatori.
Peraltro, anche per la collocazione geografica in cui opera, il futuro Laboratorio di Gorizia del Centro di viticoltura ed enologia potrà ulteriormente favorire lo sviluppo del settore vitivinicolo che già nel Nord-est, e in particolare nel goriziano, raggiunge livelli di eccellenza. E’ noto infatti che la qualità dei vini dipende in larga misura dalla qualità e dalla corretta gestione dei suoli e che quindi le competenze del Laboratorio saranno in questo senso preziose anche per l’impatto economico che le ricerche riverseranno sul territorio.

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