Temono una reale potenzialità dell’Isontno, in grado di fermare il deflusso di risorse e utenti
Pregiudizi etnici e chiusure nazionalistiche a Gorizia non sono del tutto scomparsi, ma il motivo principale per cui finora non è decollata la collaborazione transfrontaliera è stata l’opposizione politicamente trasversale dei centri di potere regionale, Udine e Trieste in primis, assieme all’ottusità di alcuni isontini, sostenitori della guerra dei poveri tra Gorizia e Monfalcone.
Gli esempi non mancano: la risonanza magnetica transfrontaliera fu stoppata non certo per resistenze di Gorizia, né di Šempeter. Manuela Baccarin, appena mandata a dirigere la nostra Azienda sanitaria, smantellò l’equipe per i progetti transfrontalieri. Quando da Gorizia qualche paziente fu mandato a Šempeter, invece che a Pordenone, per interventi urgenti di chirurgia della mano, i pordenonesi chiesero duramente conto degli utenti sottratti al loro ospedale. Quando l’attuale direttore generale Bertoli affermò che, nel campo della cardiologia, gli sloveni potrebbero venire a Gorizia per installare i pacemaker sottocutanei, su cui siamo all’avanguardia, e noi potremmo andare a Šempeter per l’emodinamica, giunse il rigido “niet” dall’ospedale di Trieste, che rivendicava i nostri pazienti in nome dell’Area Vasta.
I centri del potere regionale si comportano con l’Isontino come vampiri, bisognosi di succhiare da noi risorse e utenti per mantenere i loro sprechi e doppioni. Temono e contrastano la collaborazione transfrontaliera proprio perché è una reale potenzialità di Gorizia, in grado di attirare gli ingenti e spesso inutilizzati finanziamenti europei.
Il ginecologo Marco Gergolet, direttore sanitario dell’ospedale di Šempeter, che aveva parlato di “barriere razzistiche anti-slovene che ostacolano la collaborazione transfrontaliera”, non ha tutti i torti, poiché spesso l’iniziativa e la reazione di noi goriziani di fronte ai veti regionali è indebolita dai residui ideologici del passato. Ad esempio tre ani fa il Pd rilanciò l’integrazione di alcuni servizi ospedalieri, tra cui i reparti di maternità, senza proporre affatto di partorire solo in Slovenia. Ma Romoli non andò per il sottile e dichiarò: “si tratta di un’ipotesi che respingo risolutamente”, perché riteneva inaccettabile che i nostri bambini nascessero “addirittura in nazioni straniere”. Quell’atteggiamento non esprimeva una chiusura mentale fuori dal tempo?
Circa la reazione di cinque esponenti del PDL, che hanno chiesto l’espulsione di Gergolet dalla commissione del GECT per “incompatibilità ambientale”, la loro pare una strana divagazione, che dimentica il vero avversario della nostra sanità. È stato infatti Tondo a sopprimere l’Azienda sanitaria isontina, contraddicendo tutte le sue promesse elettorali, e a negare i 950mila euro chiesti da Bertoli per mettere in sicurezza il nostro punto nascita, proprio mentre costringeva la nostra Azienda a regalare 500mila euro a quella triestina. Il Consiglio comunale approvi dunque all’unanimità una mozione affinché Tondo non venga mai più a chiedere voti nell’Isontino, per manifesta e ben più grave “incompatibilità ambientale”.
Giuseppe Cingolani, capogruppo del Pd in Consiglio comunale