Il tracciato preliminare dell’Alta Velocità/Alta Capacità ferroviaria nel tratto Mestre-Trieste prevede la soppressione dell’attuale collegamento Ronchi Nord-Ronchi Sud, in considerazione del modesto traffico che attualmente vi si svolge.
E’ un ragionamento forse sostenibile a breve termine, in attesa della realizzazione del tratto regionale della TAV, ritardato dalle incertezze sul tracciato della Regione Veneto, dai problemi economici ed ambientali di attraversamento del Carso triestino e dalle nuove stretegìe della Repubblica slovena, che conta di risolvere i suoi problemi infrastrutturali una volta realizzati i collegamenti Capodistria-Divaccia. Ma, a regime, l’assenza di un collegamento diretto tra Gorizia e la prevista stazione intermodale di Ronchi dei Legionari, che dovrebbe diventare l’unica fermata della TAV del Friuli Venezia Giulia e quindi il più importante snodo ferroviario della regione, rischia di penalizzare tutto l’Alto Isontino e, probabilmente, anche buona parte del territorio sloveno della Goriska. Il nuovo polo di Ronchi, infatti, non intercetterà solo il grande traffico ferroviario E-O, ma anche quello N-S, che ignorerà Gorizia per svilupparsi lungo la direttrice Trieste-Ronchi-Cervignano-Udine. Così sia il previsto collegamento ferroviario tra il capoluogo isontino e Nova Gorica, che il raddoppio della linea tra Gorizia, Sesana e Lubiana, perderebbero rilevanza e si affosserebbe definitivamente il progetto di piattaforma di interscambio gomma-rotaia immaginato per l’autoporto di Gorizia.
Finché il centrosinistra ha governato in Regione, il collegamento tra Gorizia e Ronchi Sud è stato sempre garantito: in un primo momento con la previsione del contestato tracciato a “goccia”, e poi con la meno impattante soluzione a “palloncino”, su cui si era arrivati ad un accordo sottoscritto anche dalla maggior parte dei sindaci dei Comuni interessati. Negli ultimi tre anni non solo “gocce” e “palloncini” sono spariti dai progetti della TAV, ma si è espressamente prevista, per ragioni tecniche, la dismissione della bretella di collegamento che consentiva alle percorrenze lungo la Udine-Trieste di svoltare in direzione ovest lungo la direttrice Trieste-Venezia. In queste condizioni, ad esempio, un convoglio merci proveniente da Gorizia che volesse immettersi sulla rete AC/AV dovrebbe arrivare fino a Monfalcone e lì sostare per invertire la motrice ed attendere che si renda libera la linea fino a Ronchi; con evidenti sovraccosti. Oppure seguire la direttrice Udine-Palmanova-Cervignano-Ronchi, che è attualmente a semplice binario.
Chiediamo dunque all’attuale maggioranza regionale di centrodestra di valutare con RFI le soluzioni percorribili per far sì che la nuova infrastruttura ferroviaria sia funzionale anche allo sviluppo del territorio di Gorizia e della destra Isonzo, in una visione strategica generale che sembra si stia progressivamente abbandonando.
È certamente positivo che della questione si sia fatto carico sindaco Romoli. Ci aspettiamo però che il centro-destra riesca una volta tanto a portare a casa qualcosa di più che le solite promesse, regolarmente disattese.