Insostenibile la situazione del punto nascita, punta dell’iceberg della demolizione della sanità isontina

La Regione nega il finanziamento. Tondo e Romoli tra i principali artefici

La chiusura del punto nascita di Gorizia è sempre più vicina, anche se il centrodestra vorrebbe confondere le acque fino alle elezioni regionali, ed è la conseguenza del progetto di demolizione della nostra sanità in atto ormai da anni, di cui Tondo e Romoli sono tra i principali artefici. I due pidiellini avevano fortemente voluto il trasferimento al San Giovanni di Dio, tappa essenziale per svuotare l’ospedale di Gorizia.

Il sindaco Romoli si è mosso esclusivamente per il mantenimento del punto nascita, con esiti ovviamente fallimentari: ha fatto come chi si preoccupa di tenere le scarpe asciutte mentre la nave affonda, dimostrando la totale mancanza di una visione complessiva.

Da anni non si investe sulla qualità e sul numero del personale nel reparto materno-infantile, che oggi è allo sbando. Il direttore generale Bertoli ha chiesto 950mila euro per mettere il punto nascita in sicurezza e assumere il personale mancante: 6 pediatri, 4 ginecologi, 10 ostetriche e 6 infermieri. Ma è di questi giorni la notizia che la Regione ha negato il finanziamento, e Bertoli ha già dichiarato che il reparto non può restare aperto in queste condizioni.

Si rivela così l’inconsistenza delle promesse di Tondo sul mantenimento del punto nascita goriziano ancora per un anno: un trucco che avrebbe semplicemente permesso di chiudere il reparto dopo le elezioni.

Di fronte a tutto ciò è ancora più clamoroso quanto si è appreso nei giorni scorsi: nella logica dell’Area Vasta, l’Azienda isontina dovrà cedere 500mila euro a quella triestina, che si trova in forti difficoltà economiche, anche per gli sprechi dovuti ai doppioni presenti nei suoi ospedali. Se già l’Area Vasta ci danneggia, è chiaro cosa accadrebbe con l’accorpamento della nostra Azienda sanitaria a quella triestina, voluto da Tondo: servirebbe a Trieste per risucchiare risorse, annettere ulteriori reparti e mantenere i suoi sprechi. Romoli invece ha avuto la sfacciataggine di affermare che sarebbe solo una questione burocratica, senza conseguenze sui nostri servizi ospedalieri.

La confusione del sindaco in materia di sanità è emersa anche nel progetto di un punto nascita transfrontaliero, su cui ha idee notevolmente divergenti dal direttore generale Bertoli, secondo il quale le mamme goriziane potranno andare a partorire solo nell’ospedale sloveno, visto che il nostro punto nascita è al capolinea.

Di fronte ad una situazione così compromessa cresce l’amarezza per quanto avvenuto tre anni fa, quando il Pd aveva proposto di avviare la collaborazione transfrontaliera tra l’ospedale di Gorizia e quello sloveno di San Pietro su una serie di servizi, tra cui il punto nascita: il sindaco Romoli dichiarò pubblicamente la sua ferma opposizione al progetto. Ora i cittadini pagano le conseguenze di tanta incompetenza, disinteresse e mancanza di lungimiranza.

Giuseppe Cingolani, capogruppo del Pd di Gorizia

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