Perché il sindaco di Gorizia scende nei consensi? La risposta è semplice: i cittadini si accorgono che assiste inerte al declino della città. È vero che i motivi della crisi di Gorizia non sono tutti attribuibili a Romoli, ma la sua è un’amministrazione pigra, svogliata, senza idee, che se si muove lo fa sistematicamente in ritardo, cercando di tappare le falle quando ormai la nave sta affondando, incapace di una progettualità organica e lungimirante.
Quello che colpisce in particolare è l’incapacità amministrativa. Due esempi: qualche mese fa il sindaco dichiarò candidamente di aver ignorato che i soldi spesi per l’ascensore al castello potevano essere invece impiegati per riqualificare vie e piazze del centro storico, e recentemente il Comune si è lasciato scappare un finanziamento di addirittura 10 milioni di euro per i lavori pubblici. In periodi di crisi economica questi sono errori imperdonabili.
Gorizia dovrebbe fare della qualità della vita una punta di diamante, mentre negli ultimi due anni siamo passati dalla settima alla quarantaquattresima posizione nelle classifiche nazionali. Anche se gli indicatori sono provinciali, Gorizia ha un ruolo fondamentale in questa retrocessione: quando Romoli ha tentato di scaricarne la responsabilità su Monfalcone è stato puntualmente smentito. Continuiamo a perdere punti negli indicatori dell’ecosistema urbano, in cui dovremmo eccellere se l’amministrazione avesse una sensibilità adeguata.
Manca una visione organica della mobilità sostenibile: Romoli non ha mai applicato il piano del traffico, in barba a quel che prevede la legge, ha portato avanti le pedonalizzazioni senza realizzare contestualmente i parcheggi, danneggiando notevolmente il commercio, e in città ci sono solo pezzetti sparsi di piste ciclabili che nascono e finiscono nel nulla.
Sulla sanità le responsabilità di Romoli sono pesantissime. Un solo esempio: oggi che il punto nascita è con l’acqua alla gola, con una grave carenza di personale che mette a rischio la sicurezza, anche il sindaco si mette a parlare di punto nascita transfrontaliero. Ma tre anni fa, nel febbraio 2010, quando l’aveva proposto il Pd dopo un incontro con il direttore dell’ospedale sloveno di San Pietro, Romoli disse testualmente: “si tratta di un’ipotesi che respingo risolutamente”. In questo modo Gorizia perderà tutti i treni importanti.
Sul fronte dell’economia i dati sono allarmanti: a Gorizia sono stati chiusi 295 negozi in meno di due anni, il bando per il Centro commerciale integrato è andato deserto, e non c’è un progetto convincente per organizzarsi in modo da reggere alla concorrenza del Centro commerciale in costruzione a Villesse. I motivi di attrazione, in cui Gorizia si anima, continuano ad essere troppo rari e sporadici.
Romoli ha capito molto in ritardo che l’aeroporto Duca d’Aosta poteva essere una risorsa anche per il rilancio economico, con il polo aeronautico, e le difficoltà che si prospettano sono grandi: appena due mesi fa la Regione ha ceduto al Comune le proprie azioni dell’Aeroporto, sigillando così il proprio disimpegno. Ora è palese che la Regione non sgancerà un euro per realizzare un efficace piano di rilancio dell’Aeroporto di Gorizia.
Circa la promozione del turismo storico-culturale, il Museo di Santa Chiara chiude poco dopo la sua trionfale apertura in campagna elettorale, e non si muove foglia sul fronte del museo diffuso del ‘900, ad esempio per la valorizzazione degli ex valichi di frontiera. Siamo in ritardo e rischiamo di fare tutto all’ultimo momento anche sui progetti per le commemorazioni della Grande guerra, perdendo così un’ulteriore occasione di finanziamenti europei.
Su questo fronte il GECT potrebbe essere una grande occasione. Ma con un direttore part-time e senza uno staff che lavori a tempo pieno per elaborare progetti transfrontalieri, il GECT rischia di restare un contenitore vuoto. In fondo è questa la Gorizia di Romoli: un bel contenitore vuoto, che perde costantemente occasioni e abitanti, con tante potenzialità inespresse, da cui i giovani sono costretti ad andarsene per trovare lavoro.
Giuseppe Cingolani, capogruppo del Pd a Gorizia