Il trasferimento a Gorizia di tutta la facoltà di Architettura e la dimensione internazionale che assumeranno gli studi sono un’ottima notizia per la città e per l’Università stessa. In questo modo l’ateneo triestino sfrutterà utilmente gli spazi a disposizione in via Alviano, e l’Università a Gorizia si stabilizza e qualifica. La presenza della facoltà di Architettura è anche una risorsa per favorire la creazione a Gorizia di un Polo internazionale per la ricerca applicata nel campo delle energie rinnovabili, dell’efficienza energetica e dell’architettura eco-sostenibile, che metta in rete imprese, Università ed enti di ricerca, sia italiani che sloveni. In questa linea è certamente da sostenere la proposta di Ecube Park, lanciata proprio dalla facoltà di Architettura, che prevede l’apertura nel capoluogo isontino di un impianto per la sperimentazione e produzione di quattro tipi diversi di energie rinnovabili: biomasse, fotovoltaico, eolico e geotermico.
Il prossimo passo dovrebbe essere la creazione a Gorizia dell’unica facoltà inter-universitaria di Architettura, in cui collaborino effettivamente l’ateneo di Trieste e quello di Udine, che attualmente gestisce un corso di laurea in Architettura. Ci pare che questa sia la vocazione della sede di Gorizia: diventare il luogo dell’integrazione tra le Università di Udine, di Trieste e anche di Nova Gorica, per andare verso la razionalizzazione e l’elevazione dell’offerta formativa del sistema regionale, evitando inutili doppioni. Se questo avvenisse, sarebbe fondata ed assolutamente legittima la richiesta che sia la Regione stessa a farsi carico della facoltà di Architettura a Gorizia, sgravando gli enti territoriali delle ingenti spese (300 mila euro all’anno) che stanno sostenendo per favorirne l’insediamento. L’impegno in questo senso era stato assicurato più volte, anche pubblicamente, dall’allora assessore Rosolen: è un discorso da portare avanti.
Giuseppe Cingolani, segretario del Partito Democratico di Gorizia